Rifiuti in Campania: un problema italiano

Prendo spunto da un illuminante articolo di Guido Viale, pubblicato sul Manifesto di ieri, per tentare di rispondere a chi sostiene che l’opposizione agli inceneritori sia la causa della vergognosa situazione dei rifiuti in Campania.

La risposta migliore, a mio parere, è nel proporre delle soluzioni al problema. Il problema rifiuti non è solo nello smaltimento, ma anche e soprattutto nella produzione degli stessi.

Come dice giustamente Viale, “se si allaga la casa, prima di asciugare il pavimento con gli stracci occorre chiudere i rubinetti”. Dunque attuare, in maniera rapida e capillare, le normative nazionali e regionali su Riduzione, Riciclo, Recupero.

Rivedere totalmente il ciclo dei rifiuti, arrivando a ridurre ad un terzo la quantità di rifiuti da smaltire con un termovalorizzatore. Ma come?

Proibendo la vendita di prodotti usa e getta, almeno i più ingombranti, e sostituendoli con prodotti normali. Viale fa l’esempio dei pannolini che possono essere sostituiti da prodotti lavabili di moderna concezione, che i comuni potrebbero anche regalare a chi ne ha bisogno: risparmierebbero lo stesso. Stesso discorso anche per le stoviglie usa e getta, nel qual caso si potrebbe pensare a contributi per l’acquisto di sistemi di lavaggio per chi ne fa un uso massiccio (mense, ospedali, fast food).

Eliminando i vuoti a perdere, tanto comodi nell’uso quotidiano ma poi responsabili di una importante fetta del volume dei rifiuti.

Riducendo gli imballaggi (e qui ci vuole una legge che ne limiti l’uso) e, per adesso, organizzando dei punti di raccolta differenziata all’interno dei supermercati, in modo che la gente possa “spacchettare” i propri acquisti ed immediatamente avviarli al riciclo. In Campania si potrebbero impiegare, sin da domattina, a questo scopo tanti addetti alla raccolta differenziata che purtroppo vengono pagati ma non hanno modo di lavorare.

Iniziando la raccolta differenziata porta a porta e istituendo (purtroppo ci vorrà tempo, ma trovare chi si prenda carta, plastica, vetro ecc sarà più facile rispetto ai rifiuti indifferenziati)  dei seri impianti di riciclaggio . Ricordo che la legge prescrive per tutti i comuni italiani che la raccolta differenziata raggiunga il 65% entro il 2011, a Napoli siamo al 12%

Costruendo anche impianti di compostaggio e promuovendo, nelle zone di campagna, il compostaggio domestico, in modo da ridurre anche i rifiuti organici.

In questo modo il termovalorizzatore di Acerra, quasi ultimato, coprirà il fabbisogno della regione da solo, anzi sarà fin troppo grande. Infatti del milione e mezzo abbondante di tonnellate di rifiuti prodotte dalla regione Campania, con riduzione degli imballaggi, raccolta differenziata  e compostaggio si può arrivare tranquillamente a meno di cinquecentomila tonnellate da smaltire, incenerire. Poichè ad Acerra il termovalorizzatore avrà una capacità di settecentocinquantamila tonnellate, è chiaro che uno basta ed avanza.

E non si pensi di bruciare i sei milioni di tonnellate di “ecoballe” non eco che appestano la regione: sono BOMBE ECOLOGICHE che vanno riaperte e trattate prima di essere smaltite altrimenti si rischia un disastro ambientale e sanitario.Disastro che la nostra terra già vive e conosce, con le discariche, abusive e non, piene di rifiuti tossici immessi dalla camorra. Per risolvere questo problema bisogna che lo stato, la regione e tutte le istituzioni NAZIONALI prevedano un piano di bonifica del territorio serio che purtroppo sarà molto costoso in termini di soldi e tempo. Costi che spettano a l’Italia e non solo ai campani: nelle nostre discariche, nella nostra terra ci sono i rifiuti di gran parte del sistema industriale ITALIANO che, pur di risparmiare nello smaltimento, non ha avuto scrupoli ad avvelenare il territorio e arricchire le tasche della malavita.

~ di aLe su gennaio 16, 2008.

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